Sunday 3 April 2011

Perche' Lo Fai


Sabato pomeriggio lavorativo.
Ore 2:15 in pausa pranzo. Mangio un panino al volo mentre mi avvio verso Oxford Street passando per James Street, la strada dei ristorantini dove sarebbe preferibile non mangiare perché dire che sono turistici e' dire poco. Sul lato destro della strada c'e' un posto dove fanno un costosissimo gelato insapore, ma servito in delle deliziose cialde fatte a mano e tutte quelle che si rompono, bontà loro, le mettono fuori in un cestino. Arraffo la piu grossa, felice di uno snack gratuito, e mi appresto ad affrontare la fiumana.

Ho decisamente compreso il significato di "tritone all'ora di punta" da quando frequento Oxford Street: tutto, macchine e persone, procedono a passo d'uomo su una strada+marciapiede delle stesse dimensioni della corsia centrale del mercato di Porta Portese. Riesco a svincolarmi - letteralmente - e infilo una stradina secondaria dove non c'e' nessuno: sono diretta ad un Jumble Sale, una vendita di beneficenza organizzata da una mia amica. 
Ore 2:20: il cartello fuori la venue recita Stella McCartney, Gucci, Prada, Louis Vitton, Balenciaga, Rupert Sanderson. I primi quattro so chi sono, gli altri due no, e meno male che non tradurro' questo post in Inglese se no mi cancellavano dai listings di Google seduta stante. Questi personaggi hanno generosamente donato abiti, scarpe, accessori e quant'altro per una raccolta fondi a favore della Croce Rossa in Giappone e per aiutare le vittime dello Tsunami. Quando c'e' da fare del bene si deve sempre essere in prima fila, specie se si tratta di vestiti di marca usati. "Eh si", penso sospirando, "ti faranno Santa, con tutta questa beneficenza che fai!"* 
Talmente Santa che, mi rendo conto con sgomento tastando la tasca della giacca, mi sono dimenticata i soldi al lavoro. Un genio. "Ah vabe', ma tanto qualcosa per la donazione ce l'ho, di sicuro non posso permettermi niente, figurarsi..."

Come volevasi dimostrare, dopo aver scambiato baci&abbracci con l'amica e altri conoscenti, trovo almeno due cose che mi sarei potuta comprare: una gonna senza etichetta che pero' gridava Roberto Cavalli da tutte le plissettature e una giacca stile sacco-di-iuta-radical-chic di uno stilista di cui non mi ricorderò mai il nome ma forse cominciava con la "P". No, non e' Prada, non ho mai visto Naomi Campbell con questa cosa addosso e anche se l'avessi vista figurati se me la ricorderei...
Prezzo al pezzo, £10. 
Perlamiseria non le puoi lasciare li! Mentre rifletti sul da farsi, tipo corrompere l'amica e farti mettere queste due cose da parte che corri a prendere i soldi e torni, ti squilla il cellulare. E' la collega che e' rimasta sola al lavoro. Oddio, cosaccade.
"Pronto, problemi?"
"Si!" (Ecco) "E' venuto Mr X a ritirare il suo ordine ma non so di che cavolo sta parlando, che faccio?"
"E' per caso venuto a ritirare una palla di neve con un lampione dentro?"
"Si!"
"Tutto a posto, e' giù in ufficio pronta. Visto che sei da sola, chiedigli gentilmente di aspettare fuori mentre tu scendi e non far entrare nessuno, che se no ci fanno fuori tutti i portachiavi e forse anche qualche stampa edizione limitata."
"Ah, OK...quindi che gli devo dare?"
"(...) La  s-c-a-t-o-l-a. Guarda, non ti puoi sbagliare, e' l'unica scatola giù in ufficio."
"Ah, OK."

La telefonata ti ha destabilizzato. Ora inizi a pensare se la vuoi veramente, la giacca stile sacco-di-iuta. Ma in finale e' per benefice...ti risquilla il cellulare.
"Pronto?"
"Ah! Senti, c'e' un problema"
"Un problema?"
"Si, abbiamo aperto la scatola, e la palla di neve ha un difetto."
"Un difetto??"
"Più difetti..."
"Più difetti???"
"Eh, si...c'e' un graffio...e mi sa pure un capello che fluttua nell'acqua insieme ai fiocchi."
"Opporc..."
"Gia'. Ma per fortuna ne abbiamo un'altra uguale e senza difetti, posso dargli quella?"
"Si! Ecco brava, dagli que...no, aspetta, mi sa che l'altra palla di neve e' riserva..."
"Pronto? Non ti sento pi..." crack. Cade la linea.

Sono costretta a mollare gonna&giacca e a uscire. Richiamo la collega:
"Pronto? Sono io! Pare che dentro non prende..."
"Allora gli sto dando quell'altra..."
"NO! Ti dicevo, forse l'altra e' riservata, devo fare un paio di telefonate..."
"Ma il cliente ha fretta!"
Giustamente, se aveste speso mezza piotta per una palla di neve con lampione edizione limitata (prestigiosissima scultura di J.A., ndr) avreste fretta anche voi, no?
"Pronto?"
"Eh?"
"Non sento piu' nie..." crack. Ri-cade la linea. Faccio le due telefonate ma nessuno risponde. Dopotutto, e' Sabato. Gia'. Lascio accorati messaggi in segreteria.
Risquilla il telefono:
"Pronto, sei la capa che accorre in mio aiuto?"
"No, sono la collega di prima."
"Ah."
"Il cliente ora vuole il rimborso." (sottotitolo per i non-Inglesi: e' discretamente adirato)
"Guarda, ho chiamato le due persone, possibilmente mi faranno sapere nei prossimi dieci seco..."
"Vuole il rimborso."
"OK," esalo mestamente, "Arrivo." Saluto al volo la mia amica, faccio la donazione, dico addio per sempre a quella gonna fichissima perché sulla giacca ho già cambiato idea e torno a razzo verso il luogo di lavoro.
A meta' strada mi squilla di nuovo il cellulare:
"Ventisecondiesonoli!" Ansimo.
"Guarda, non c'e' più bisogno, il cliente dice che ripassa dopo."
E va beh, ma allora ditelo! Decido di tornare comunque al lavoro per risolvere il patatrack. 
Sono ormai nel pericolosissimo mood da shopping mancato.

Ore 5:45, 15 minuti alla chiusura dei battenti. Mi arriva una email dal marito: 
"Ciao Piccola, passi di qui?" Io e lui abbiamo la fortuna di lavorare molto vicini e il Sabato solitamente torniamo a casa insieme. Al che mi viene un'idea. So già che me ne pentirò, ma mi viene un'idea. Digito sulla tastiera:
"No, passa tu che andiamo da H&M e forse anche da GAP. Dai, dimmidisi che tanto non mi compro niente!" Funziona. Alle 18:05 G. e' fuori alla porta e ci avviamo per la stessa strada, con me che ri-arraffo la solita cialda a sbafo. Ora, io non sono una shopaholic (anche se qualcuna di voi ricorderà questo post), ma quando vedo i saldi di mezza stagione non resisto. Inoltre, ogni volta che entro da GAP, finisco per comprare cosine per lui invece che per me, quindi tanto vale portarselo dietro, no? 
Grave errore.
E' qui che verrebbe da dire: Perché Lo Fai (Disperata Ragazza Mia), senza nemmeno il punto interrogativo. Tanto lo sai che le vie di Madre Natura sono misteriose, e tentare di convincere il tuo uomo che shopping is good non avrà esito positivo. Gia' appena varcata la soglia di qualsivoglia negozio mettono su quell'aria insofferente mascherata da benevola sopportazione. Al che provi a fargli vedere qualche maglione da uomo a meno della meta' del prezzo di listino.
"Ma ce l'ho i maglioni..."
"No, non e' vero, te li sei persi tutti..."
"Ho quello arancione..."
"E' bucato."
"Mica l'avrai buttato??"
"Ancora no."
"E poi adesso fa caldo."
"Adesso. Dicono che probabilmente il Principe William e Kate Middelton si sposeranno sotto la neve."
"Cheeee?"

Yes, this is London.

Provando a cambiare discorso:
"Guarda che bella quella giacca!"
"Ma anche no."
"Perche' no?"
"Fa troppo Ispettore Cluseau."
"Non dicevo quella, ma quella accanto, quella di pelle!" 
"Mgh."
"E questa magliettina?"
"Mastaraischerzando!"
"Perche'?"
"E' molto gaia."
"Ma noooo...e' a righe!"
"Ecco, appunto. Fa molto Pesshoppboois." Wow, non mi aspettavo avesse le idee cosi chiare, il ragazzo.

Come volevasi dimostrare, non abbiamo comprato niente.
Calerei un velo pietoso su quando e' arrivato il mio turno nel reparto donna. Scannerizzo la sala, individuo due o tre cose papabili, guardo la sua espressione priva di entusiasmo e mi faccio contagiare dall'umore. Dopo due giri di boa, infiliamo la porta d'uscita contemporaneamente e ci rituffiamo nella processione per prendere lo svincolo verso casa.
Ah, ma tanto ci torno da sola, da GAP.

* A parte gli scherzi e il bonario sarcasmo, l'emergenza Tsunami, come tutte le altre emergenze, sono cose serie e anche una piccola donazione può fare la differenza!

Friday 1 April 2011

Dead Interesting

My camera is dead.
It served me for many years, so perhaps it was time for her to rest, but I am missing it badly. My old mobile phone is doing its best to help me in my photographic frenzy, putting up with my constant moaning about wanting an iPhone, and these tiny pixelated pictures are the result.

I know, the Instagram app will have to wait.

Here in London, Spring is timidly approaching: every sunny day is a celebration, because deep down you know that it is unlikely to last. Therefore you guys may wonder why, on a glorious Sunday afternoon like this, Hubby and I decided to pay a visit to Highgate Cemetery. Well, it wasn't to bury the camera of course (I am not that sentimental!) but to take advantage of the very interested guided tours and to learn something about London's Victorian era. Behind the melancholic look of worn down gravestones and angels dressed in ivy, and beyond Death casting its grim reminder to us all, a whole distant era is revealed. For example, did you know that, in 19th century, funerals were an out-and-out business? The reason being not one of the most fortunate; the population had increased and, due to poor hygienic conditions, mortality rate followed suit. Death was an everyday business, as to even dictate fashion in - black - dresses, ways of burial, tombs shape and size, you name it. Of course nowadays you don't go to a wedding wearing the same dress twice; back then, keeping a funeral dress in the house was bad luck.

A cemetery on a spring day leaves little room for philosophic contemplation and the fascinating investigation of the after-life symbolic language takes over: an angel with a torch turned over means differently from another with raised hands; pyramids and obelisks refer to the English interest towards the - conquered - ancient empires and the customs and traditions of the people in the colonies. The West Cemetery, where the guided tours take place, has remarkable examples of funerary architecture, for example a rotunda surrounding a magnificent tree that has been there for at least nine hundred years, and has probably seen it all.
Highgate Cemetery was even in competition with other six burial places, and I was quite impressed to discover that they were called "The Magnificent Seven". Given that I can't help drawing comparisons between London and my birthplace, Rome, I immediately made a connection with our Seven Hills - and, actually, the slope to get from Archway station to the cemetery is not too bad indeed. The popularity of a cemetery didn't really depend on its rates, but on its guests; with its peaceful surroundings and impeccable burial service, Highgate won them all.


Beyond any political thought, who wouldn't stop in awe in front of Karl Marx's grave? He even has - dead - people around who expressly arranged for being buried at close range to him. The pictured one is just a common bloke who happens to be in front of Marx. Together, they make the famous duo Marks&Spencer (I'd like to claim the authorship of this fantastic joke, but in fact I have stolen it from my husband).

Going further on the list, I was quite pleased to find Lieutenant James Holman, better known as The Blind Traveller: back on my MA Curating Course (remember this?), our tutor mentioned his book in relation to perception; a blind account of travels around the world gives a different idea of what we give for granted, and that's exactly what an exhibition should do. In Victorian times, Lieutenant Holman had people queuing to pay respect to his resting place. Shame his gravestone is almost invisible now but, thanks to The Friends of Highgate Cemetery, we will always know where he is.
It was thanks to the work of volunteers that the cemetery, which fell into decline from the 30s to the 70s, was brought back to its splendour after years and years of neglect, wild parties and tombs-lifting. Of course their activities continue today and, after so much research and delving into the past, the stories they have to tell really are fascinating. One oddity: on the way back to the West wing entrance, not far from Faraday's grave, there is a house right in the cemetery's premises. Either because of a great admiration for Frank Lloyd Wright or an unbelievable nonchalance for privacy, it's all glass and concrete: the living spying on the dead and vice-versa. While our group timidly approached, strangely dressed figures were wandering behind the windows, minding their own business. The property is for sale and, as the Sunday Times goes, "morbid sense of humour is a must."